sabato 30 marzo 2013

Hacer más que eso? - Il mio racconto della maratona di Barcellona

Ciao a tutti.
Raccontare le emozioni di una maratona non è facile. Lo dico sempre a tutti, sono sensazioni che non si possono trasmettere facilmente se non si corre, se non si corre una maratona, se non si prova a fondo la fatica dei 42 chilometri e 195 metri, quella che attanaglia i muscoli ma che al traguardo ti lascia una gioia difficile da eguagliare.
Quella di Barcellona è stata una maratona indimenticabile (segnatevi questa frase, ho come la sensazione che la parola indimenticabile sarà l'aggettivo usato per ogni maratona che correrò in futuro). In questa settimana nella capitale catalana sono stato totalmente rapito dall'atmosfera della città, dalla gente. E correre in questa città, tra cattedrali mozzafiato, palazzi imponenti e atmosfera di festa totale non può che restarti dentro, per tutta la vita. Ma andiamo per ordine...

Eccomi con i runner conosciuti a Barcellona: da sinistra, Stefania, Antonio, Paola, Marta, Andrea, io e Paolo

Domenica 17 marzo 2013, il grande giorno: si esce alle 7.30, a piedi, verso Plaça d'Espanya. E la speranza che ho avuto per mesi, quella di correre in canotta, si infrange nell'attimo di uno sguardo al cielo una volta uscito dall'ostello: piove! "Puttana troia!", penso. "Con tutti i giorni in cui poteva piovere a Barcellona (a Barcellona!!!), proprio oggi doveva succedere". Purtroppo collego le parole pioggia e maratona con "piedi distrutti" e i pensieri che corrono in testa sono solo negativi. Fortuna che ho una T-shirt pronta per l'evenienza e soprattutto la pioggia,  per ora, non è intensa. Nessuna pozzanghera sulla strada, tanto per intenderci.
Il tratto di strada che percorro al fine di riscaldamento ti fa entrare nel clima maratona in fretta: è la Gran Via de les Corts Catalanes, una delle lunghissime arterie viarie di Barcellona, che di lì a poco calpesterò con le mie scarpe, e saranno già una decina i chilometri percorsi. Vedi i primi runner scaldarsi in Plaça Universitat e qualche organizzatore vicino alla stazione metro di Rocafort. E il cervello è in viaggio, direzione...sconosciuta. Partire per una maratona è come entrare in guerra, contro qualcosa più grande di te.
L'effetto è tanto maggiore man mano che ti avvicini in Plaça d'Espanya, il palcoscenico dell'evento, partenza e arrivo. Una piazza che regala un colpo d'occhio incredibile: le torri veneziane e la Font magica al centro della piazza; e sullo sfondo la collina del Montjuic, i giochi d'acqua delle fontane sotto il Museu Nacional d'Art de Catalunya. Un luogo della vita, di quelli che ti rimarranno impressi per sempre. Tanto quanto Piazza Castello a Torino, per rimanere in tema di maratona. O il Monte Bianco, il Cervino, le vette dell'Alta Via.

Via alla maratona di Barcellona: che colpo d'occhio Plaça d'Espanya!

Gli attimi prima di una maratona sono frenetici. Ti scopri di dovere fare delle cose importanti e doverle fare in fretta: mettiti una maglietta, consegna lo zaino al guardaroba, scarichi gli ultimi liquidi dietro ad un albero. Un po' di stretching, fondamentale; una foto di gruppo con Andrea, Antonio, Marta, Paola, Paolo e Valentina, i runner con i quali ho diviso il weekend podistico a Barcellona e via, tutti dentro le griglie. Non è come a Torino, non c'è la partenza di massa, il numero di podisti è tale per cui è necessario scaglionare le partenze in base al tempo previsto al traguardo. Infatti, partiamo dopo sette minuti dopo lo sparo; si svolta a sinistra verso Carrer de Sants, il primo lungo rettilineo della Zurich Maratò de Barcelona.
La prima parte di gara è un continuo saliscendi, Carrer de Sants segue le ondulazioni dell'entroterra di Barcellona, ma la prendiamo forte. Il ritmo che faccio con Antonio e Paolo è buono, veloce. Ho un po' di timore nello sprecare fiato parlando con loro. Ma come fare a non ridere quando, di fronte al mitico Camp Nou, quel mattacchione di Paolo inizia a parlare del suo Milan e delle quattro pere rifilategli dal Barcellona proprio a pochi metri da dove stavamo correndo. E come quelle quattro pere sono diventati il passpartout per entrare al Sutton... Per non parlare dello stratosferico rutto di Antonio e delle uscite in spagnolo, sempre di Paolo: "No pasa nada!", "No te preocupes". Fantastico.
Il ritmo rimane sempre sostenuto lungo i primi chilometri, il cronometro mi segnala un ritmo che all'incirca è quello della Turin Marathon. Bene, la prima parte è anche vallonata e il tratto più duro o almeno, quello più ripido, dietro al Camp Nou, è superato. Ma il problema di una maratona come quella di Barcellona, senza dimenticare il duro percorso, è la folla che vi partecipa. Alla partenza sono segnalati diciottomila partenti, più di quattro volte che a Torino: quello che ti rallenta davanti a te, lo trovi sempre. E sorpassarlo non è impresa facile, qui è come andare in macchina, per sorpassare devi vedere chi ti sta attorno ed inciampare nelle gambe di un altro runner è cosa tutt'altro che difficile! La Gran Via, percorsa in discesa, ci dà un po' di respiro e sorpassiamo un po' di maratoneti lenti. In realtà mi sembrerà, durante tutto l'arco dei quarantadue chilometri, di essere sempre in corsia di sorpasso.
La leggera discesa sulla Gran Via termina in fretta. Alla svolta a sinistra verso l'affascinanate Passeig de Gracia, si ricomincia a salire. Non è dura, tutto sommato. Almeno, non la sento tale, forse perchè i chilometri  percorsi sono circa quattordici. Ma è tosta quanto basta per perdere Antonio. E abbiamo percorso un terzo circa del percorso.
Da poco meno di quattro giorni a Barcellona, non avevo ancora avuto modo di fare un salto a vedere la Sagrada Familia, se non dalla visuale privilegiata del Parc Guell. Corrervi di fianco toglie il respiro... è... immensa. Belle sensazioni in quel momento. La folla è tanto, il tifo è caldo..." venga, venga!" (in spagnolo, "forza, forza!"). Svolta a sinistra sul Carrer de Valencia, un lungo rettilineo vallonato che porta ad un passaggio chiave dell'intero percorso, la Meridiana. Forse il tratto più importante della maratona: sono più di due chilometri in continua salita che cascano esattamente a metà gara. Bisogna farli veloce, per mantenere il ritmo. Bisogna sorpassare in taluni casi, e farlo in salita non è cosa semplice! Semplicemente infinita, la Meridiana. Si percorre in due sensi, prima in salita e poi in discesa. Li vedi, quelli che vanno più forte, e sono due o tre chilometri avanti a te. Nulla può evitare di farti pensare "Cavolo se corrono quelli", sognando di tenere un giorno il ritmo per correre i 42.195 chilometri in meno di tre ore.

La tensione è alta quando si sta per oltrepassare la linea di partenza...

Ritorniamo sulla Gran Via, e qualche certezza viene meno. I rifornimenti, tanto per dire: siamo al chilometro 24 e ancora nessuna traccia di rifornimenti "solidi". Ma perchè? Cosa succede? Non è normale la cosa, pensiamo immediatamente io e Paolo. In discesa a destra verso la Rambla Prim, e ancora nessuna traccia di frutta. Solo liquidi, sali ed acqua. La cosa ci sembra veramente assurda. Cosa aspettano a rifornire gli atleti? Il quarantesimo chilometro? Non lo so, a ripensarci credo che un rifornimento più accurato avrebbe migliorato la performance finale di molti, me compreso. Il primo rifornimento solido avviene sulla Diagonal, nel tratto che collega il Forum alla Torre Agbar. Altro tratto senza fine della corsa, che avviene in uno scenario molto suggestivo: si attraversa l'architettura moderna di Barcellona, dalle forme squadrate ma in ogni caso bizzarre. Il sostegno è enorme in questi chilometri, la folla si accende al passaggio ai rifornimenti. Che ora sono tanti e molto ravvicinati. Mi chiedo ancora adesso: metterne uno prima, no?
Un piccolo strappetto, che sia io che Paolo (ancora con me ad un ottimo ritmo) soffriremo, ci porta sul lungomare di Barcellona, quello che porta al porto olimpico. I chilometri fatti sono già trentadue e qui i muscoli inziano ad essere duri. Li senti, che non rispondono più come nei primi chilometri. Come un componente meccanico mal lubrificato.
A ritemprarci ci pensa il percorso: manca poco ai trentacinque chilometri e si entra nella zona storica di Barcellona. Ora è un lungo tratto completamente nel centrocittà, con passaggi da brivido. La folla è festante, incita, ti chiama per nome e tu non puoi fare altro che incitarla di rimando, sperando che faccia ancora più casino, ben sapendo che il suo sostegno è linfa vitale, è energia pronta per essere bruciata! Ho ancora le immagini negli occhi di quei momenti: sotto l'Arc de Triomf, un'emozione incredibile, l'incitazione in Plaça de Catalunya, ma soprattutto i 400-500 metri in Ronda Sant Pere. Sono tornato con la mente a molti anni fa, penso diciassette, quando bambino, ammiravo in tv le gesta di Marco Pantani sull'Alpe d'Huez, dove divideva il popolo della bici quasi come fosse Mosè nell'intento di dividere le acque. Solo che questa volta, a dividere una folla festante ci sei tu ed altri diciottomila atleti!
Ancora festa per le vie di Barcellona: Avenida Portal de l'Angel e la piazza della Cattedrale sono gremite di tifosi; i complessi musicali alzano il volume della manifestazione e ti danno carica. La Via Laietana ci porta fuori dal centro storico per riportarci verso il lungomare: è il chilometro 39 e qui percepisco che Paolo non ce la fa più. Ora tocca a me andare avanti, da solo con me stesso, nonostante sia attorniato da centinaia di runners. Ed è qui che faccio una scoperta inquietante. Poco prima del quarantesimo chilometro mi accorgo che il cronometro segna qualche dato che non va: c'è una differenza di circa 800 metri tra i cartelli del percorso e il mio cronometro (800 metri segnati in più, ovviamente). Qualcosa non torna. Il passo segnato dal cronometro è in realtà più veloce di quello effettivo: calcoli errati, quindi, da parte del cronometro e di conseguenza anche da parte mia. Capisco lì che è giunta l'ora di dare tutto ciò che si ha ancora a disposizione, di raschiare dal fondo del barile le ultime energie.

Il vincitore della Zurich Maratò de Barcelona 2013, l'etiope Gezahegn Abera Hunde, in 2h10'17''...

Chiudo il quarantesimo chilometro all'ottimo passo di 4'32''. Si, il tempo di Torino è migliorabile! Ma restano gli ultimi due chilometri, i più duri (vedi post del 15 marzo 2013): sono in salita e sono alla fine! E in effetti, una volta raggiunto il monumento a Cristoforo Colombo, inizia la salita finale! Ci metto poco a capire che non sarà possibile migliorare il tempo fatto a Torino: il passo si alza decisamente, di mezzo minuto e anche più, e la pendenza, seppur lieve, è tale da rendere estremamente difficile ogni falcata. I muscoli sono durissimi, ormai, e non ti rispondono più. Il cervello ordina ma le gambe non ascoltano più. Come se i loro nervi si fossero staccati dal sistema nervoso. Plaça d'Espanya si vede, è laggiù, non sembra lontana eppure non arriva mai. La Font magica pare vicina, ma sono ancora due chilometri, poi uno. E come se non bastasse, ricomincia a piovere copiosamente. Pare nulla sia cambiato, solo il dolore nelle gambe è lo stesso. E allora, una volta rassegnato a fare un tempo superiore alle aspettative, ti godi il momento, cerchi di trarre tutto il meglio da quei due ultimi intensi chilometri finali che sono il senso della maratona, il riassunto dei quaranta corsi prima. La gente a bordo strada ti incita, non smette di sostenerti, di darti morale, e tu cerchi in ogni modo un residuo di forza, una goccia di energia nei muscoli che ti permetta di arrivare al traguardo.
Finalmente a Plaça d'Espanya, dove inizia la larghissima curva a sinistra verso il breve rettilineo finale che punta verso il Montjuic. Dopo una fatica del genere, dopo questi incredibili chilometri, esulti comunque, perchè la maratona, come tutte le manifestazioni podistiche, è una grande festa! Diventa naturale alzare le braccia al cielo tra migliaia di persone. Ancora una volta, sei riuscito a sconfiggere ancora una volta i 42.195 chilometri. E sono due. Tempo o non tempo, ce l'hai fatta e hai vinto.
Paolo arriva poco dopo di me e diventa naturale abbracciarlo. In due abbiamo diviso il percorso e la fatica patita, ora è tempo di condividere anche la gioia. Esce il chip dalle scarpe, entra una medaglia appesa al collo, il ricordo della vittoria. Perchè correre per intero una maratona non è mai una sconfitta! Si realizza SEMPRE una grande impresa!
Ora, a quasi due settimane dalla mia seconda maratona, posso finalmente tracciare un bilancio finale dell'evento, a sangue freddo. Non posso dire di essere completamente soddisfatto, speravo di scendere sotto le 3h20' e invece sono tornato a casa con il tempo finale di 3h23'11'', quindi decisamente sotto le mie aspettative: il mio primo obiettivo era migliorare Torino (3h22'05''). Però sono contento di come è andato il weekend maratonistico in terra catalana: la pioggia ha complicato i piani e il percorso era veramente durissimo. Un saliscendi continuo che lacera i muscoli, li lavora alla distanza come un pugile sul ring. Un altro fattore da tenere in considerazione è sicuramente il numero di persone (io ho letto di più di 18.000 persone sul sito della manifestazione...). Potrà sembrare strano ad un neofita, ma il mio ragionamento è corretto: nonostante le griglie facciano una preselezione a livello tecnico, il runner più lento davanti a te lo trovi sempre: è necessaria molta attenzione nel sorpasso, ma soprattutto un veloce cambio di ritmo. Che alla fine paghi, le accelerazioni ti devastano i muscoli e la loro tenuta.
Non c'è che dire, visto il cronometro e tutti i fattori che hanno condizionato la corsa (pioggia, folla, salite), sono felice di come è andata questa maratona. Ora, a due settimane di distanza dalla maratona, sono decisamente più riposato e non mi resta che continuare ad allenarmi in vista dei prossimi appuntamenti (sui quali non voglio ancora svelare nulla), ma soprattutto in vista della prossima maratona: parafrasando Pulp fiction, questo non è neanche lo stesso campo da gioco...

Con il simbolo del trionfo, la medaglia. In compagnia di un grande Paolo, con me fino al trentanovesimo chilometro...

Prima di salutarvi, ci tenevo a fare qualche ringraziamento speciale: alla mia famiglia, che mi ha sostenuto da casa; a Giulia, che, anche distante chilometri mi è stata continuamente vicina :* durante tutta la settimana a Barcellona; a Eleonora, fantastica guida attraverso questa meravigliosa città nonchè formidabile dispensatrice di consigli; e, the last but not the least, a Edoardo, che mi ha guidato, con impegno e passione, lungo tutto lo straordinario percorso della preparazione della mia seconda maratona.
Il mio ringraziamento e soprattutto i miei complimenti vanno ovviamente ai runner conosciuti nel weekend di Barcellona: in primis a Paolo (3h23'37''), che mi ha accompagnato lungo trentanove chilometri di corsa, Antonio (3h44'05''), Stefania (3h59'10''), Paola (4h'01'53'') Marta (4h21'57'') e Andrea (4h34'36''). Grazie mille per aver condiviso momenti di puro divertimento! =D
Detto questo, vi aspetto su A spasso tra i Giganti per i prossimi post. Ovviamente a tinte catalane!
A presto e Auguri di Buona Pasqua!
Stefano

2 commenti:

  1. Bellissimo ed emozionante, ci unisce come pochi possono capire.... diciamo 18000!!!!!

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    1. Solo quando arrivi al fondo comprendi l'essenza della maratona. Noi siamo dei privilegiati =D

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