mercoledì 12 febbraio 2014

Occhio al prezzo! - Puntata n.3

Ciao a tutti!
La mia piccola inchiesta della vita in Germania tocca in questa puntata un tema al quale noi italiani, popolo di automobilisti incalliti, teniamo molto, quello del prezzo della benzina. Ciclicamente ci si pone in Italia la questione del caro-carburante, in quanto non è solo un problema l'aumento del costo del pieno, ma anche la conseguente ripercussione su tutti gli altri beni di consumo che, soprattutto in Italia, vengono movimentati principalmente via gomma.
Stavolta il confornto non sarà limitato ad Italia e Germania, ma lo allargherò ulteriormente ad altre due nazioni del continente europeo. I miei viaggi dall'Italia alla Germania lungo la direttiva Lugano-Coira-Bregenz mi permettono infatti di "toccare" in un solo giorno il territorio di quattro diversi paesi: in successione Italia, Svizzera, Austria e Germania (e di sfiorarne un quinto, il Liechtenstein). Ed è assolutamente inevitabile che l'automobilista che c'è in me getti l'occhio sul prezzo del carburante. Ve lo posso assicurare, provare a fare questo tipo di confronto, è... demoralizzante. Basta vedere le immagini sotto: dall'alto a sinistra in senso orario, i prezzi di una stazione di servizio tedesca, austriaca, italiana e svizzera (quest'ultima con prezzi in franchi svizzeri) nel mese di novembre 2013.

 

 

Per eseguire questo confronto, ho scelto di prendere in considerazione il prezzo del carburante nelle aree di servizio del medesimo marchio, l'unico che ho modo di incontrare in tutte e quattro le nazioni che attraverso, e si tratta di Eni (presente in alcuni casi con la vecchia dicitura Agip). I quattro prezzi fanno riferimenti ad aree di servizio su rete urbana, peraltro all'interno di centri abitati: Schweinfurt (Germania, Baviera), Bregenz (Austria, Vorarlsberg), Stabio (Svizzera, Ticino), None (Italia, Piemonte). Siccome è bene non dare tutto per scontato, il confronto viene fatto su identici prodotti, diesel tradizionale e benzina senza piombo a 95 ottani, rispettivamente chiamate diesel e super, mentre non viene preso in considerazione il cosiddetto carburante speciale (in Italia commercializzato da Eni come BluDiesel o BluSuper). L'unica variabile di cui non posso fare a meno è l'orario in cui ho raccolto il prezzo alla pompa. In Italia il costo del carburante varia infatti a seconda del distributore e della modalità di rifornimento, mentre in Germania è legato al giorno della settimana e alla fascia oraria.


I prezzi sono i vostri occhi. Dunque, per le variabili come l'orario o il prezzo fissato dal gestore si può anche fare finta che non vi sia differenza nel prezzo del carburante tra Germania, Austria e Svizzera. Ma il dato inequivocabile è che in Italia costa all'incirca il 20% in più! La differenza è mostruosa: se in un anno un automobilista spende circa 2000 € in carburante ogni anno, in questi paesi se ne spendono circa 1670.
Eh, ma in Italia si devono pagare le accise. Non che sia ingiusto pagarle, ma almeno venissero investite dove serve. Ad esempio, nell'energia pulita. Invece no, pare che l'energia pulita sia un tabù in Italia (e qui tra Italia e Germania c'è un abisso). Allora per cosa pagare le accise? Dimenticavo, per finanziare una guerra in Etiopia finita quasi ottant'anni fa. Per finanziare la ricostruzione di tutti i più grandi disastri naturali, come l'alluvione di Firenze (correva l'anno 1966) o il terremoto in Irpinia ("solo" trentaquattro anni fa). E non scorderei i 13 centesimi di accisa imposti nel 2011 per finanziare tutto ciò al quale il nostro Stato non è più in grado di provvedere: la cultura, la lotta all'immigrazione clandestina, le ormai sempre più cicliche alluvioni, più varie ed affini. Tutte aree dove peraltro si sono risolti "brillantemente" molti problemi. E c'è ancora un'altra annotazione: l'accisa concorre a creare il valore del bene, quindi l'IVA grava sull'accisa stessa. Una tassa sulla tassa...
Il 60% del prezzo che l'automobilista italiano paga va in tasse. Cosa fare per evitare questo furto? Credo ben poco...Nulla, in pratica, se non aver la fortuna di vivere vicino al confine con questi paesi. Oppure, sperare che qualcosa cambi in fretta. Per il bene della nostra Italia.
Bis bald!
Stefano

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