sabato 26 dicembre 2015

Bücher: Imerio

"Mentre attendeva che il ventre generoso della certosa partorisce le testimonianze fotografiche di quel giorno, 8 giugno 1960, Alessio prese a recuperare informazioni su ciò che era accaduto sulla strada che unisce Trento a Bormio: duecentoventinove chilometri appuntiti dal Campo Carlo Magno al Passo del Tonale, culminanti poi su quello che alcuni cronisti avevano rinominato, già prima della corsa, con l'epiteto di «Monte Maledetto»: il Passo di Gavia. La cronaca raccontava dell'epica sfida tra Gastone Nencini e Jacques Anquetil, con il corridore italiano gettato lungo la spaventosa discesa del Gavia per tentare di recuperare i tre minuti e due secondi di distacco che lo separavano dal francese maglia rosa, conquistati nella cronometro Seregno-Lecco che Jacquot aveva imperiosamente vinto. Nencini rischiò la vita, oltrepassò i limiti dell'equilibrismo, ma perse il Giro per ventotto secondi. La sua impresa lungo la discesa dal monte, però, lo equiparò per valore al vincitore e appena un mese dopo la sua carriera venne coronata dalla vittoria al Tour de France. Jacques Anquetil e Gastone Nencini erano eroi splendidi, riverberanti di gloria, ma quell'8 giugno 1960, lungo la strada che saliva e scendeva dal Passo di Gavia, altri personaggi si erano forgiati. Uno tra loro aveva la cristallina fisionomia dell'eroe tragico, e in quel giorno indimenticabile aveva indossato i panni di Ettore. Era un ragazzo veneto di ventitré anni: secco e, a guardarlo bene, un po' zoppo. Un ragazzo ardente nel nome: Imerio."
Marco Ballestracci, Imerio


Tutto il senso del libro di cui mi accingo a parlare sta nel suo sottotitolo: “romanzo di dannate fatiche”. Non bisogna però cadere nell'errore di credere che Imerio, di Marco Ballestracci, sia soltanto un libro su una storia di ciclismo; e nemmeno una biografia sul ciclista che ha ispirato il romanzo, Imerio Massignan. Imerio è un viaggio dentro un pezzo di storia dell'Italia, e più in particolare del Veneto, la regione da cui proviene l'autore.
Imerio Massignan non fu un ciclista di quelli che riempivano gli albi d'oro. Nonostante le sue enormi doti da scalatore, non vinse molto, a causa di un pessimo rapporto con la fortuna e a causa delle circostanze "politiche" avverse. Eppure la storia di questo corridore veneto, uno dei più forti all'interno del movimento ciclistico italiano a cavallo tra gli anni '50 e gli anni '60, è quasi un pretesto per raccontare il fenomeno dell'emigrazione. In Imerio, la fatica di Massignan sui pedali viaggia parallelamente a quella dei suoi compaesani che lasciavano la propria terra per andare a lavorare in Francia o in Svizzera, da braccianti, o da manovali. Perché il lavoro, nel Veneto del secondo dopoguerra, era una specie di chimera. E allora bisognava partire. Ballestracci racconta bene questo periodo storico (glielo chiederò, se è figlio di emigranti) e descrive ancora meglio i sentimenti degli emigrati – anch'io, che ho lasciato l'Italia, sebbene in ben altra situazione, mi ritrovo spesso nelle sue parole. Lo fa con estrema genuinità, utilizzando in parte il dialetto veneto.
Ciò che più mi ha profondamente colpito di Imerio, è il racconto dell'orgoglio dell'italiano all'estero. Commoventi, quelle emozioni. Sono le emozioni degli operai italiani che supplicano il loro superiore francese per ottenere un giorno di permesso, con l'unico scopo di poter raggiungere le strade del Tour, con la speranza che in quel giorno di fuga da una realtà fatta di sudore e sacrificio, fosse un italiano (o magari un veneto, talvolta un compaesano!) ad alzare le braccia al cielo. E che, nonostante i disastri della guerra, nonostante la povertà, fosse più forte l'orgoglio nell'essere italiani.
A presto!
Stefano

Giudizio: 10/10 

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