venerdì 10 giugno 2016

A caldo - Dell'Africa e della sua povertà

Ciao a tutti!
Siamo appena sbarcati in Italia, quindi è ufficialmente chiuso il nostro viaggio in Africa. Abbiamo ancora qualche giorno da trascorrere in Italia, con i nostri familiari e i nostri amici, prima di ritornare in Germania, alla solita routine quotidiana, con tutto il bello e il brutto che ne deriva.
Un volo intercontinentale della durata di dieci ore garantisce molto tempo per pensare e riflettere - nonostante ci si trovi ancora a sangue caldo - su questi giorni "africani". Perché l'Africa ti cambia, ed è inevitabile. È inevitabile in quanto non si può fare a meno di incontrare realtà lontane anni luce dalla nostra immaginazione di europei. L'Africa è un continente che lotta per sopravvivere ogni giorno. Noi abbiamo visto la parte più rigogliosa del paese, quella che vive dignitosamente e quella che spreca nel lusso. Ma questa non è che una cartolina, basta allontanarsi di poco per capire che l'Africa non è la fetta di prosperità del Sudafrica ma è anche e soprattutto la miseria dello Zimbabwe - e di chissà quanti altri paesi africani.

In cerca di qualche dollaro a Victoria Falls

Prendiamo ad esempio Città del Capo. Una città pazzesca, estremamente moderna e di variopinta multiculturalità. Solo in alcune aree, Città del Capo non è solo la ricchezza di Waterfront o la.chiccheria di Clifton: nel pieno centro abbondano abusivi e mendicanti e attorno ad esso si trovano diverse bidonville, ricettacolo dI malvivenza. Allo stesso modo non si può confondere Johannesburg con il quartiere alla moda di Sandton, bensì va considerata la presenza di quartieri in cui di notte "o si esce nudi o con i piedi in avanti".
Idem nel Parco Kruger: i safari e il movimento turistico che ne consegue permettono a molte persone di avere un lavoro e poter mantenere una famiglia, ma attenzione, ciò che lo circonda è desolazione. Le due regioni del Limpopo e del Mpumalanga sono terribilmente povere, la disoccupazione e la miseria regnano incontrastate. Qui le persone provano a vivere vendendo qualche souvenir o qualche oggetto dell'artigianato locale, piuttosto che provando a rifilare un sacchetto di macadamia. Qui si vive ancora in baracche di lamiera, si fatica a reperire le risorse per arrivare a fine giornata.
Discorso a parte merita lo Zimbabwe - che approfondirò in futuro. Questa, a dispetto dei turisti che la affollano, è una nazione tra le più povere dell'Africa, dove si sopravvive con un reddito medio di 800 dollari... annui. Merito di tanti fattori, tra cui la dittatura "de facto" che affligge la nazione dagli anni Ottanta. Considerando che ciò che abbiamo visto nello Zimbabwe, Victoria Falls, è un'isola felice del paese (aeroporto moderno, ricettività di buon livello, infrastrutture relativamente adeguate, occupazione forse ai massimi nel paese), non riesco ad immaginare in quale situazione versi il resto del paese.

Scene di povertà assoluta nel ghetto nero di Johannesburg

Dopo questi giorni in Africa più sentimenti contrastanti crescono in me. Assieme a domande di peso, che inducono ad altrettanto importanti riflessioni. Quanto è ingiusta l'opulenza delle piccole isole ricche e felici in Africa, in confronto con l'immensa povertà che le circonda? Certo, noi portiamo i soldi, ma questo denaro è veramente concreto benessere per loro? Forse, ma solo per i pochi che vi lavorano. E tutti gli altri, costretti a mendicare o cercare di raccattare qualche banconota in cambio di un oggettino? Quando vedo un ragazzo che mi chiede di dargli una mano, comprando un suo souvenir o lasciando una mancia piuttosto che una monetina, a cuore aperto ma con la disperazione negli occhi... è struggente dire di no. Perché non puoi farlo per tutti. Perché non è il tuo compito. Perché in fondo non lo vogliamo nemmeno. Il nostro benessere, al quale non vogliamo rinunciare (o sbaglio?) si basa anche sullo sfruttamento dell'Africa, sul consumo delle sue risorse - e non parlo solo di minerali, petrolio, diamanti, eccetera. Quanto cibo sprecato negli hotel, che si potrebbe dare ai poveri; quanta acqua buttata per innaffiare il giardino di un albergo, quando tutto attorno non vi è altro che siccità. Questo è un ben di Dio che non si dovrebbe permettere. Ma a noi in fondo sta bene così. Perché uno dei mali del nostro mondo è l'indifferenza, quella verso il prossimo e quella verso la natura che ci circonda. Questa è la sfida che dobbiamo intraprendere.
So che questi sono ragionamenti contorti, magari difficili da comprendere. Ma sono sinceri. E li metto per iscritto senza filtri, come escono dal mio animo. Per non dimenticare, per fissare un momento.
A presto!
Stefano

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