domenica 17 luglio 2016

Bücher: Frêney 1961

"E pensare che un giorno, in un angolo recondito del suo cuore, aveva sperato di abbandonare la vita proprio in questo modo! Di vederla scivolare via nel vento delle sue montagne; d'altronde in che altro modo sarebbe potuto morire? Lui amava solo la montagna, e per essa sarebbe morto più volentieri che per qualsiasi altra cosa. Finalmente poteva vedere il confine tra la terra e il cielo, tante volte sfiorato ma mai raggiunto pienamente come in quel momento. Allora alcune voci confuse nel cuore gli suggeriscono di spiare nei suoi ricordi, di guardare tutta la sua esistenza, di lasciarsi andare alle immagini di una vita intera. Si ricordò delle notti stellate quando camminava verso una parete e sentiva i ramponi che scricchiolavano mordendo il ghiaccio. Avanzava così accompagnato da quel rumore, sotto il firmamento illuminato. A volte aveva avuto l'impressione che fossero le stelle a scricchiolare. Che tutto il firmamento emanasse quello scricchiolio. E quante volte aveva visto levarsi il sole? Durante la sua vita di alpinista, Oggioni si era alzato quasi sempre prima della grande stella, come un devoto prima del suo dio. E ogni volta, quando arrivava la palla di luce, sentiva il ghiacciaio reagire al caldo improvviso. Il fischio delle pietre che cadevano liberate dalla morsa del gelo. Lo vedeva girare per tutto il giorno, il sole, disegnando con le ombre figure sempre più allungate sulla roccia. L'alpinismo! Quanti soli diversi aveva visto. Quante albe, quanti mezzogiorno accecanti. Quanti tramonti! Che non avrebbe più avuto davanti agli occhi."
Marco Albino Ferrari, Frêney 1961


Un'opera straordinaria in un contesto di immane tragedia: questo il primo pensiero che ho avuto dopo aver riletto (cinque anni dopo la prima volta) Frêney 1961, il romanzo-cronaca di Marco Albino Ferrari sul dramma del Pilone Centrale del Frêney. In assoluto, uno dei volumi di "letteratura di montagna" che conservo con più affetto, per tanti motivi. Innanzitutto perché mi ha aiutato a comprendere la figura non solo alpinistica ma soprattutto umana di Walter Bonatti. In secondo luogo, perché non è solo il racconto di una delle più grandi tragedie della storia dell'alpinismo - forse la più grande della seconda metà del XX secolo - ma un vero e proprio romanzo thriller.
Per chi non conoscesse la vicenda, consiglio di leggere questo mio post più approfondito in cui ho raccontato questa pagina di alpinismo. In breve, nel luglio 1961 una cordata italo-francese di sette uomini, tra cui Bonatti, si ritrova bloccata dal maltempo sulla parete del Pilone Centrale del Frêney per circa quattro giorni, salvo poi tentare una disperata ritirata, che in condizioni proibitive, porterà alla morte di quattro dei sette componenti della spedizione. Ferrari, che di montagne è un grande esperto (è direttore di Meridiani Montagne), racconta con grande dovizia di particolari e dettagli puramente tecnici la cronaca della salita, del bivacco e della ritirata. Ma grazie alla documentazione dell'epoca (giornali in primis) e alle testimonianze di chi è sopravvissuto alla tragedia (Bonatti, Gallieni, Mazeaud) e di chi ha vissuto in prima persona quei giorni drammatici, Ferrari ha ricostruito scene di grande carica emotiva, i dialoghi tra gli alpinisti, i pensieri e riflessioni dei protagonisti nei momenti di tensione. Ha ricostruito in parole i timori degli alpinisti e lo sgomento di familiari e conoscenti a valle. Rendendo questi fatti di mera cronaca un avvincente romanzo thriller, in cui il susseguirsi degli eventi è costantemente intervallato da colpi di scena.
Nel racconto della tragedia, Ferrari lascia sempre una porta aperta alla speranza: anche leggendo per la seconda volta questo libro, e nonostante la vicenda fosse a me ben nota, mi rimane sempre la sensazione che in questa storia, da un momento all'altro, possa esserci un punto di svolta positivo. Fulmini in ogni dove, bufere di neve, bivacchi all'addiaccio, ritirata in condizioni impossibili, lo sfinimento che uccide, crepacci traditori, corde ghiacciate, soccorsi che non arriveranno mai, la pazzia che prende il sopravvento... eppure lo spiraglio per un finale felice c'è sempre. Proprio quello spiraglio che Bonatti inseguì in quegli sciagurati giorni , fiducioso che non sarebbe stata la sua fine, consapevole che solo mantenendo accesa nel cuore e negli occhi la luce della speranza, si poteva uscire dall'incubo.
Frêney 1961: un libro di montagna, adatto anche a chi la montagna non la conosce, ma anche un formidabile thriller, da leggere tutto d'un fiato.
A presto!
Stefano

Giudizio: 10/10 

3 commenti:

  1. Ho scoperto per caso il tuo blog cercando immagini su Google della salita di Bonatti al Dru.
    Fantastico!
    Grazie di condividere questo articoli che permettono di ricordare i grandi del passato.
    Massimo

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    Risposte
    1. Grazie Massimo, i tuoi complimenti sono una preziosa gratifica del lavoro fatto :-)
      Quest'anno, a 5 anni dalla morte di Walter Bonatti, ho dedicato alcuni post alle sue imprese più famose in montagna. Si possono trovare tutti sotto l'etichetta "Bonatti-La leggenda" (questo il link: http://stefano-vda.blogspot.de/search/label/Bonatti-La%20Leggenda)

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