mercoledì 14 dicembre 2016

Bücher: Storia di chi fugge e di chi resta

"Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata. Ma me ne accorsi per la prima volta solo in quella circostanza. Io volevo diventare. Anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata. Questo era certo. Ma senza un oggetto. Senza una vera passione. Senza un'ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa, ecco il punto, solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei."
Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta


Ed eccoci con il volume numero tre del ciclo de L'amica geniale, Storia di chi fugge e di chi resta. Se il primo capitolo della serie colpiva per una gradevole trama di incredibile naturalezza, e il secondo assorbe completamente il lettore nelle vicende di Elena e Lila, il terzo volume è moralmente complicato da portare al termine. Arrivare in fondo a questo capitolo è arduo: un senso di inadeguatezza, nelle vicende storiche dell'Italia e nelle storie personali di Elena e Lila, pervade tutta la trama. Nulla è al suo posto. Nessuno è al suo posto. La speranza del primo capitolo, che prende strade antitetiche nel secondo - Elena che vola verso il successo letterario, Lila che sprofonda nel baratro dello sfruttamento operaio - scema progressivamente ne Storia di chi fugge e di chi resta fino ad azzerarsi del tutto. Il titolo racchiude in sé tutta l'essenza di questo terzo capitolo della saga. Lila fugge dal rione ma vi ritorna, Elena fugge da Napoli ma l'impulso del ritorno è enorme e, in fondo, per quanto si voglia fuggire alla fine si resta sempre.
Rispetto ai primi due volumi, la trama è meno accattivante, soprattutto nei primi tre quarti di libro. A tratti quasi spenta, accesa solamente dalla comprensibile curiosità per le vite di Elena e Lila, sempre più lontane, e da un epilogo travolgente - che rivela non solo le ansie e le paure di Elena, ma anche le sue pulsioni più recondite. Sebbene questo capitolo risenta di alcune fasi interlocutorie, intrise di provvisorietà, non c'è alcun tempo morto. Lo si potrebbe dividere in due parti: una prima, concentrata sulla realtà di Lila, personaggio che si delinea sempre più incomprensibile; una seconda, convogliata sulle vicende personali di Elena, avvolta nelle sabbie mobili di un matrimonio spento e dal quale riesce ad emergere con forza, senza dubbi, grazie alla figura che, in tutto il ciclo, emerge quando meno te l'aspetti, ossia Nino Sarratore. L'immagine della donna, incarnata soprattutto nelle due personalità così opposte di Elena e Lila (ma non solo loro), viene qui asciugata ai minimi termini, si tocca l'essenza - a volte anche con frasi crude - dell'essere femminile, dell'amore e dell'amicizia che una donna può vivere. Giudicare Storia di chi fugge e di chi resta è estremamente complicato, ed è evidente che questo capitolo della serie è solamente il trampolino verso quello che mi auguro possa essere un grande e degno finale.
Nonostante ciò, Storia di chi fugge e di chi resta ha un inestimabile valore aggiunto rispetto ai volumi che l'hanno preceduto. È l'affresco storico dell'Italia che viene consegnato ai lettori. La Ferrante delinea, tramite la figura di Elena, un'Italia frammentata, racconta alcune tra le vicissitudini più dolorose dell'Italia del dopoguerra: il fermento sociale, politico ed intellettuale degli anni Sessanta e Settanta, gli scontri di classe, le proteste studentesche, il femminismo, i movimenti operai e il terrorismo. Tramite Lila, invece, trapela l'immobilismo del Mezzogiorno e i fenomeni camorristici (inspiegabilmente non vengono mai definiti così, non si legge mai la parola camorra: perché?) che impregnano Napoli. Nonostante tra le puntate del ciclo de L'amica geniale, questo appaia personalmente come il più debole e il meno riuscito, va reso atto dello straordinario merito della Ferrante dell'aver raccontato l'Italia in un periodo storico difficilissimo quasi esclusivamente scandagliando le paure, le angosce e le insoddisfazioni dell'animo umano.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 8/10 

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