martedì 26 luglio 2016

Berlino Express: una manciata di dubbi bollenti

Ciao a tutti!
Che allenarsi per una maratona in piena estate fosse duro un po' lo immaginavo. Ho confidato nelle alte latitudini della Germania e in un'estate che non poteva essere torrida come quella dell'anno scorso, per sperare di non dover morire di caldo in allenamento. Dopo tre settimane di allenamento - intenso, come sempre all'inizio - posso essere soddisfatto a metà. I 40 gradi dell'estate 2015 (40.3°C nella vicina Kitzingen, record assoluto della storia della Germania) non si sono più ripresentati. Ma in più di una occasione anche alle sette di sera la temperatura superava i 30 gradi. Quanto è difficile correre in queste condizioni... a volte sembra che manchi il respiro. Altre volta si percepisce di non poter superare una certa velocità. Sempre, si è circondati da un sottile strato di sudore che irrita gli occhi ed appiccica gli indumenti al corpo.
Quando arrivo a casa, al termine dell'ora/ora e mezza di corsa, sono uno spettacolo osceno. Completamente ricoperto di sudore, talvolta non riesco a tenere gli occhi aperti, perché il sudore, che è ricco di sali, va negli occhi. Mentre cammino, gocciolo per terra. Devo aspettare un mezz'ora circa prima di lavarmi, perché la sudorazione continua anche al termine dell'attività. È semplicemente pazzesco. Quello che perdo in un allenamento sono svariati litri di acqua. Tanti bicchieri di acqua, così tanti che mi è anche capitato di non orinare nelle 5-6 ore successive allo sforzo, tale era la quantità di liquidi espulsa (e che andava reintegrata) durante lo sforzo.

E siamo arrivati già a quota 35

In compenso, i primi allenamenti non stanno andando male. Certo, è ancora presto per giudicare quanto fatto, ma so di essere stato in alcune uscite più veloce rispetto ad un anno fa. Ora va tutto bene, questo è il tempo in cui bisogna aggiungere chilometri ai chilometri. E metri di dislivello, in quanto le prime settimane, come già successo durante la preprazione per la Firenze Marathon, sono dedicate alle ripetute in salita, sempre sulla massacrante Bergstraße. Su questa strada in impressionante ascesa, non sono più una faccia nuova. Ormai gli abitanti delle case che danno su Bergstraße hanno imparato a conoscere il mio volto. Nessuno mi guarda più con sospetto, ma qualcuno mi guarda ancora con incredulità, un po' come se volessero dire: «Che ci farà mai questo pazzo a correre su questa salita, con questo caldo e a quest'ora?»
In fondo, forse, non lo so nemmeno io.
Bis bald!
Stefano

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