martedì 11 ottobre 2016

Essere capetoniani

Ciao a tutti!
Città del Capo è una città che, al di là delle aree più turistiche - Waterfront, il quartiere più occidentale della città, e Bo-Kaap, dove il colore e la tradizione sono uno dei principali motivi di richiamo - mi ha lasciato interdetto, ma senza accezioni negative sul termine. Strana, bizzarra? Certo è che ho impiegato un po' di tempo ad ambientarmi in uno scenario che è ben diverso dal concetto che si ha normalmente di Africa, spesso collegato al lato più selvaggio della sua natura. No, a Città del Capo serve pensare in maniera diversa. Questa è una città dove la cultura africana incontra quella europea e quella asiatica in un arcobaleno multietnico che si riflette in ogni suo aspetto: l'architettura prima di tutto, perché è immediatamente visibile, ma anche nella musica e nella tradizione enogastronomica.

Long Street

Una visita al cuore di Città del Capo, altrimenti chiamato City Bowl, non può che dipanarsi dall'eterna Long Street. Qui emerge con forza tutta la multiculturalità di questa città: i grattacieli si alternano a case che al loro cospetto appaiono quasi lillipuziane, palazzi in stile vittoriano che ben segnano l'epoca inglese di Città del Capo, nel bel mezzo del periodo storico che è ruotato intorno alla figura della regina Vittoria. Su Long Street non si può vedere Città del Capo, ma la si può capire, grazie alla presenza di svariati locali e ristoranti etnici. Da buona città portuale, Città del Capo e la sua Long Street possono fornire una grandissima varietà di cucine, da quella più tipicamente africana a quella cinese, dall'indiana a quella più occidentale.

Le case di epoca vittoriana

All'interno del City Bowl si trovano anche alcuni i musei più importanti. Sarebbero tutti molto interessanti, per conoscere alcune realtà locali e vicende storiche di Città del Capo e del CItx Bowl, ma in poche ore non è possibile fare tutto. Tra questi, vi è sicuramente il Bo-Kaap Museum, che racconta la tradizione del quartiere malese; la Slave Lodge, che illustra le condizioni di vita degli schiavi che qui transitavano; il South African Museum, un grande percorso alla scoperta della natura e dell'evoluzione antropologica del paese.

Il monumento a Cecil Rhodes

Proprio quest'ultimo si trova in uno dei punti più deliziosi della città, all'estremità meridionale dei Company's Garden, il polmone verde nel bel mezzo di Città del Capo. Questo giardino, come tante altre location è patrimonio storico nazionale. Nel bel mezzo di questo parco frequentato da mamme, bambini e studenti (rigorosamente in divisa), si erge il monumento ad uno dei politici che più hanno influenzato e determinato la storia di Città del Capo, Cecil Rhodes (in suo onore fu intitolata la colonia inglese della Rhodesia, oggi divisa tra Zambia e Zimbabwe). Rhodes, ministro della colonia del Capo durante la fine dell'Ottocento e fondatore della celebre compagnia De Beers, seppe sfruttare le potenzialità del porto portando benessere all'intera regione, pur essendo Città del Capo assai distante dalle aree minerarie del paese.

Company's Garden. Dietro, la Table Mountain...

Nel City Bowl si può incontrare veramente un po' di tutto: negozi dalle insegne pitturate sui muri (i miei preferiti!), vicoli stretti in cui pullulano bar, rivendite di tabacco e caffetterie - d'altronde, se Città del Capo era una colonia commerciale, di tabacco e caffè saranno esperti - musicisti stravaganti e sfaccendati, mercatini con le peggio cianfrusaglie. Città del Capo è un grande caleidoscopio dell'attività umana, e non solo per i linguaggi o il colore della pelle.
Ed è proprio questo, uno dei tratti caratteristici di Città del Capo. La città "madre" del Sudafrica, oltre ad avere i paesaggi mozzafiato della Table Mountain e del Capo di Buona Speranza, garantisce un tenore elevato di vita, un ambiente sereno e amichevole. Il mix cosmopolita di Città del Capo attira molte persone da tutto il mondo e per questo non c'è da meravigliarsi se turisti e stranieri la mettono sempre tra i primi posti della classifica delle città più amate all'estero...
Bis bald!
Stefano

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